TU SEI BENEDETTA

 

La Visitazione di Tintoretto – Pinacoteca Nazionale, Bologna

L’annunzio dell’angelo a Maria raggiunse lo scopo: ottenere il suo
consenso affinché il progetto di Dio potesse realizzarsi. Quel progetto è il
più grande della storia di tutto l’universo: l’incarnazione del Figlio di Dio,
il suo ingresso nel mondo della creaturalità e, di conseguenza, la salvezza
di tutta la creazione sottoposta al peccato, alla corruzione, alla morte, al
non senso.
Prima che Maria esprimesse il suo “sì”, l’angelo le aveva indirizzato
un’ultima frase: «Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta
sterile» (Lc 2,36).
Da quelle parole la ragazza aveva appreso una notizia sorprendente.
Elisabetta, una sua consanguinea che viveva nei pressi di
Gerusalemme, pur essendo avanzata in età era rimasta incinta. Anche
questo evento rientrava nel disegno di Dio: il bambino di Elisabetta,
Giovanni Battista, avrebbe preceduto il figlio di Maria non solo dal punto
di vista cronologico ma propriamente esistenziale e teologico. Maria,
dunque, venne informata dall’angelo circa lo stato di gravidanza inattesa e
miracolosa. In lei scattò immediatamente un senso di solidarietà e un
desiderio di mettersi a servizio di questa donna anziana, bisognosa di cura e
di attenzione. Perciò, come dice il Vangelo secondo Luca, «andò in fretta
verso la regione montuosa», per raggiungere il villaggio di Elisabetta.
Quando le due donne si incontrarono, un’esplosione di gioia fece
sussultare i rispettivi bambini che portavano in grembo e si irradiò sui loro
volti.
* * *
Molti artisti hanno rappresentato il momento incantevole del saluto
di Elisabetta, che proclama Maria “benedetta tra le donne”, e della risposta
di Maria che prorompe nel Magnificat. Jacopo Robusti, detto il Tintoretto,
nel 1550 realizzò questo dipinto per la chiesa di San Pietro Martire in
Bologna, oggi custodito nella Pinacoteca Nazionale del capoluogo
emiliano.
Il grande maestro veneto, che qualcuno ha definito “il Michelangelo
lagunare”, raffigura il momento immediatamente prima dell’abbraccio tra
la le due cugine e imprime sul terreno le parole che esse si scambiano:
“Benedicta tu in mulieribus” leggiamo sul basamento della casa di
Elisabetta; “Magnificat anima mea Dominum” appare sulla roccia ai piedi
di Maria. L’incontro avviene sulla soglia, a evidenziare l’immediatezza
della scena: Elisabetta era occupata all’interno con un’ancella e non ha
visto Maria, ma il bambino che porta in grembo con il suo sobbalzo l’ha
avvertita. La stessa ancella compare nello squadro della porta, testimone
inconsapevole dell’evento.
Due uomini anziani vengono ritratti dal Tintoretto. Accanto a Maria
è Giuseppe, che ha accompagnato la sposa nel lungo tragitto; accanto a
Elisabetta è Zaccaria, che darà il nome di Giovanni al bambino nascituro.
L’età avanzata di questi uomini, oltre alla memoria storica del Vangelo e
della tradizione, assume qui un significato simbolico molto forte. È, cioè, il
mondo antico che lascia il posto alla novità cristiana, particolare
ulteriormente sottolineato dalla colonna ormai in frantumi del porticato
sulla destra.
Le figure appaiono solenni, grandiose, imponenti, nitidamente
stagliate contro il cielo. Una tale monumentalità, però, non è statica, ma
vivacizzata dai bellissimi colori delle vesti, dal gioco che la luce vi svolge,
fin quasi a renderli in un tono squillante, e dalla gestualità delle
protagoniste.
Il Vangelo ferma la sua attenzione sulle parole di Elisabetta. Non
sono soltanto espressioni di benvenuto, perché «Elisabetta fu piena di
Spirito Santo»: è dunque la voce della profezia che risuona in questa donna,
una voce ispirata da Dio e perciò necessariamente veritiera. Il suo saluto
riecheggia, più precisamente, un passo del Libro di Giuditta. Il re Ozia, a
nome del popolo, saluta colei che li aveva salvati da un grave pericolo e
l’eroina salvatrice di Israele è glorificata precisamente nel suo essere
donna:
«Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono
sulla terra, e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra» (Gdt
13,18).
In questo evento si esalta il mistero della femminilità e il ruolo della
donna nella storia della salvezza.

Vincenzo Francia